Oggi nel nostro salotto ospitiamo Virginia Cammarata, una giovane scrittice appassionata di Jane Austen e che, alla nota autrice ha dedicato le sue storie e parte della sua vita
Virginia quando è nata la tua passione per la scrittura?
Credo che sia nata nello stesso momento in cui ho imparato a leggere, ma soltanto in prima media ho iniziato a mettere su carta le storie che nascevano in me. Ho scritto il mio primo romanzo spillando insieme interi quaderni, una commedia romantica che ha avuto molto successo tra i compagni: creavano liste di attesa per leggerla, anche se temo di essere stata incolpata di molti compiti non fatti a causa di ciò. Scoprendo di poter emozionare qualcuno attraverso una storia scritta, ho capito che era questo quel che volevo fare per il resto della vita.
E la tua passione per Jane Austen?
Jane Austen è stata la mia medicina. Nel 2012 la fibromialgia mi ha costretta a letto, impedendomi per molti mesi di svolgere una vita normale. Per distrarmi, i miei genitori mi hanno regalato Orgoglio e Pregiudizio, con tanto di DVD del film di Joe Wright e lì è nato l’amore per zia Jane. Ho divorato i romanzi, uno dopo l’altro, ho scoperto l’intero mondo Austen, fatto di film, miniserie, romanzi ispirati, gruppi di gente che condivideva questa passione. Zia Jane è stata una rassicurante compagnia in quelli che, poi, sono diventati anni e tutt’ora è la colonna sonora della mia vita. Posso affermare di conoscere molto più a fondo Jane Austen di me stessa.
Nei tuoi due libri racconti questa passione e questo modello di vita. Cosa ti attrae principalmente?
Jane Austen per me è associata alla pace, al benessere mentale, alla calma. Mi sento al sicuro, a casa. Per questo mi basta aprire un suo romanzo o guardare un film ispirato alle sue opere per produrre endorfine e stare bene. Credo che sia così per ogni vero Janeite. Qualcuno è maggiormente attratto dagli usi e costumi dell’epoca, qualcun altro è devoto a un romanzo in particolare, ma l’intero insieme crea la magia austeniana. Non per niente continuiamo a chiamarla “zia”, perché Jane è una di famiglia, una presenza costante nelle nostre vite. Questo è il motivo per il quale ho scritto due storie ispirate a lei: per far sì che un Natale o un’estate siano perfetti, basta aggiungerci Jane Austen.
E se tutti vivessero come Zoe, la protagonista del tuo ultimo libro, che mondo sarebbe?
Vivere come Zoe significa scoprire la magia della lettura. Quindi, se tutti vivessero come lei, il mondo sarebbe sicuramente un luogo più confortevole. Durante la storia, Zoe si scontra contro la mentalità di chi non è riuscito a scoprire quella magia, esperienza che ogni lettore è chiamato a fare quotidianamente. La sua famiglia pensa che sia una sognatrice, eppure è grazie ai suoi sogni e all’amore per la letteratura che decide di partecipare al party estivo che le cambierà la vita. A conti fatti, leggere migliora la vita. Conviene, no?
Altri progetti?
Pubblicare questi due libri è stato un po’ come uscire dal guscio, il primo passetto di una lunghissima passeggiata. Ho una commedia in attesa di prendere il volo e al momento sto scrivendo un racconto d’ispirazione giapponese. Ci sono, poi, una quindicina di storie appuntate, tutte diverse per genere, e ne arrivano sempre di nuove in questa mia testa che non vuol prendersi una pausa dalla fantasia. Se riuscissi a scriverle tutte, potrei davvero vivere solo di questo. Ma il peggior difetto di Zoe è anche il mio: l’incostanza. Su questo devo proprio imparare da zia Jane!