Roberto Nobile inpegnato in teatro, ci racconta dei personaggi passati e di quelli futuri e della responsabilità del suo mestiere.
Roberto l’abbiamo vista di recente nel ruolo di Antonio nella fiction Rai “Una grande famiglia”. Interpretava un operaio-sindacalista come si è trovato un questa doppia veste?
Bene, ho amato questo personaggio, il suo doppio ruolo, Antonio è un uomo buono, impegnato, io ho sposato questo personaggio con molta semplicità ma non perché fosse un ruolo facile anzi, al contrario Antonio mi ha dato la possibilità di mettere in scena dei temi importanti e attuali. L’operario che lotta per il lavoro, che si alza presto per andare in fabbrica e il sindacalista che, dalla parte del lavoratore cerca però di mediare con il padrone della fabbrica.
Adesso è in teatro con La scuola. Anche qui temi attualissimi
Si, devo ammettere che anche questo ruolo è molto bello. Lo spettacolo era già stato messo in scena anni fa e, ne è stato fatto anche un film ma, il tema è sempre attuale. Io interpreto il professore Mortillaro, docente di francese e, insime ai miei colleghi devo affrontare lo scrutinio finale. Così, io che sono un professore vecchio stampo che fatico ad adeguarmi ai tempi moderni, devo lottare con i colleghi per far valere le mie idee. A parte il personaggio lo spettacolo è molto bello, ci vengono a vedere docenti e alunni, trattiamo temi importani e attuali coma la crisi della scuola.
Non sente una sorta di responsabilità nell’interpretare questo ruolo?
Certamente, è proprio questo che ci fa lavorare bene. Devo ammettere che quando un personaggio è molto caratteriale, ben delineato e non solo abbozzato, porta con se un carico di emozioni e anche di responsabilità che lo rendono bello da interpretare e veicolo di messaggi importanti come in questi ultimi due ruoli.
Oggi la scuola vive una profonda crisi e anche l’abbandono scolastico è ogni anno più alto. Come mai secondo lei?
Partiamo dal fatto che io non sono un sociologo ma, se devo dare il mio modesto parere credo che prima di tutto le scuole private non dovrebbero esistere perché accettando queste viene meno il principio che la scuola è per tutti. Poi la scuola pubblica oggi è ferita, è nel mirino di tutti, gli insegnati sono sempre meno considerati e devono lottare ogni giorno tra i banchi delle scuole, ogni giorno è una piccola conquista, la scuola nel suo complesso è ferita e fino a quando questa ferita non verrà curata le cose andranno sempre peggio. I ragazzi poi non vanno a scuola sia per questi motivi sia perché oggi si parla sempre di lavoro precario, di giovani laureati che a stento riescono ad arrivare a fine mese e spesso vivono con i genitori e quindi, tutto questo potrebbe favorire l’abbandono scolastico, i ragazzi sono portati a pensare “A cosa serve studiare?” quando poi studiare, conscere, è tutto nella vita. Oggi il precariato sembra esserre quasi un “male necessario” della società e quindi, se proprio il lavoro non c’è, se dobbiamo ancora abituarci a non avere il posto fisso, questi giovani dovrebbero almeno avere un salario di sussistenza, un aiuto che possa almeno farli galleggiare. Il tema è spinoso e ci vorrebbero trattati quindi, mi fermo qui con le opinioni in merito.
Cambiamo argomento. Interpreterà di nuovo Nicolò Zito, il giornalista amico del Commissario Montalbano?
Si, nei nuovi episodi ci sarà spazio anche per Nicolò.
Ha visto “Il giovane Montalbano” con un giovane Zito?
Si anche se a tratti. L’attore che interpreta Nicolò da giovane (Carmelo Galati ndr) lo conosco ed è molto bravo, è una bella serie.
Altri progetti all’orizzonte?
Ci sono dei progetti in ballo per la Rai ma è ancora prematuro parlarne. Intanto sono molto impegnato con il teatro.